Il cavallo domestico (Equus caballus), come i suoi progenitori ancestrali è un mammifero erbivoro e sociale: tutti i mammiferi infatti comunicano tra loro. Questa interazione può avvenire tramite richiami vocali, segnali visivi (come posture o gesti) o tattili, come ad esempio secondo la pratica del grooming che ha una grande valenza sociale.
Le specie più sociali, tra cui possiamo inserire a tutti gli effetti gli equini, si possono riscontrare modelli comportamentali anche complessi che contribuiscono a definire i ruoli dei membri del branco o segnalare tempestivamente eventi e pericoli. In natura uno dei più grandi vantaggi che la vita in branco comporta è la maggior capacità e celerità nel localizzare i predatori: il cavallo si avvale della collaborazione del gruppo sociale attraverso la vigilanza condivisa e la comunicazione tra i membri. La socialità risulta pertanto una strategia comportamentale adattativa indispensabile per sopravvivere in ambiente naturale soprattutto per gli erbivori che sono preda di altre specie. Inoltre, il comportamento sociale serve per minimizzare i conflitti all’interno del gruppo e per promuoverne la stabilità. Tuttavia, come sappiamo, al giorno d'oggi il cavallo non vive più, nella stragrande maggioranza dei casi, totalmente libero in natura, bensì è l’uomo che si prende cura di lui fornendogli delle strutture in cui vivere. Egli perciò nasce e cresce in un ambiente ben diverso da quello in cui si troverebbe vivendo allo stato brado: non corre il rischio di incontrare predatori, non incontra gruppi di altri equidi sconosciuti e non deve percorrere chilometri e chilometri per trovare le risorse necessarie per il sostentamento suo e del branco. Allora perché oggi il cavallo dovrebbe vivere in compagnia dei suoi simili e/o avere occasione di passare del tempo con loro? Gli equini condividono con i propri compagni molti momenti di piacere, di riposo e di gioco. La socialità è pertanto una necessità etologica per loro, come lo è d'altronde per tutte le specie sociali. Una necessità etologica può essere definita come un modello comportamentale specifico che dovrebbe essere eseguito indipendentemente dall’ambiente, anche quando i bisogni fisiologici sono soddisfatti. Inoltre, come è stato manifestato da tutti gli individui della specie, la relazione è per essi auto-gratificante e in caso di stress cronici la sua sola possibilità può ricondurre al comportamento normale. Secoli di domesticazione hanno scarsamente modificato il comportamento sociale dei cavalli pertanto, anche se essi vivono oggi in modo molto diverso rispetto alle origini, interagendo con l'uomo, rimane in loro forte ed evidente una grande motivazione a relazionarsi con i propri simili. Rispetto a questo buoni esempi sono l'allogrooming e il gioco sociale, identificati come necessità etologiche. In particolare l’allogrooming, contrapposto all'autogrooming, consiste nella pulizia del mantello reciproca, ed è una pratica esercitata da molti mammiferi volta al consolidamento dei legami e alla riaffermazione delle gerarchie tra i membri di un gruppo sociale. I due cavalli in posizione testa-coda delicatamente si mordicchiano e strofinano naso e denti reciprocamente su diverse parti del corpo (garrese, petto, groppa, schiena, arti). Oltre ad incrementare le relazioni sociali, l’allogrooming ha anche la funzione pratica di allontanare gli insetti e grattarsi l'un l'altro. Il gioco sociale invece è più caratteristico ed evidente tra puledri, giovani cavalli scapoli o tra stalloni maturi. Esso è fondamentale per lo sviluppo e il mantenimento dell'apparato muscolo-scheletrico e per costruire ed incrementare le abilità sociali e comunicative. Il modo in cui viene messo in atto può riprodurre ed emulare comportamenti sessuali, combattimenti o inseguimenti. Troppo spesso pensiamo di poter bastare al nostro cavallo, anche alla luce delle straordinarie capacità comunicative che egli ha sviluppato nei nostri confronti; ma è un'illusione pensare che la relazione umano-equino, anche quando è delle migliori, possa essere sufficiente al nostro compagno per una vita del tutto soddisfacente dal punto di vista etologico, emozionale, relazionale. Per questo motivo la relazione inter-specie rimane una necessità imprescindibile che dovremmo sempre il più possibile promuovere e tutelare. È chiaro che la situazione sociale ideale prevede la possibilità per il cavallo di vivere o passare almeno alcune ore al paddock in contatto con i propri simili, tuttavia questo talvolta è irrealizzabile per motivi tecnico-pratici e di spazio. Da questo punto di vista chi realizza strutture per la stabulazione si sta impegnando nel progettare scuderie sempre più attente alle necessità etologiche dei loro ospiti. Ad esempio vengono utilizzate pareti aperte o semi-aperte tra un box e l'altro, favorendo contatto visivo e tattile tra i soggetti scuderizzati. Gli effetti positivi di questi accorgimenti sono immediatamente riscontrabili, per quanto non assolvano in realtà alla totalità delle necessità relazionali del cavallo, obiettivo realizzabile solo tramite una gestione naturale che riproduca il più possibile il contesto primigenio di branco. Dunque, alla luce di quanto gli etologi ci suggeriscono, possiamo affermare che per il cavallo è fondamentale incontrare e vivere con i propri simili. Essendo noi umani i custodi del suo benessere è importante che ci assumiamo la responsabilità di assicurargli momenti di felicità prestando sempre attenzione al suo vissuto e preservando le peculiarità di questa meravigliosa specie che tanto ci affascina. BIBLIOGRAFIA...per chi volesse saperne di più: (Hartmann, E., Søndergaard, E., & Keeling, L. J. (2012). Keeping horses in groups: A review. Applied Animal Behaviour Science, 136(2–4), 77–879. Goodwin, D. Equine Veterinary Journal (1999) Supplement 28 15-19. Equine Veterinary Journal, 28, 15–19, 1999. VanDierendonck, M. C., & Spruijt, B. M., 2012.Coping in groups of domestic horses–Review from a social and neurobiological perspective. Applied animal behaviour science, 138(3), 194-202. Christensen, J., W., Ladewig, J., Søndergaard, E., Malmkvist, J.,2002. Effects of individual versus group stabling on social behaviour in domestic stallions. Applied Animal Behaviour Science, 75, 233–248. Hartmann, E., Søndergaard, E., & Keeling, L. J.,2012. Keeping horses in groups: A review. Applied Animal Behaviour Science, 136(2–4), 77–87. Visser, E. K., E. E. C. Van Wijk-Jansen, 2012. Diversity in horse enthusiasts with respect to horse welfare: An explorative study. Journal of Veterinary Behavior, Clinical Applications and Research. 7, 295–304. McDonnel, S., (2003). A pratical field guide to horse behavior
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Il 10 e 11 giugno 2017 presso la Seconda Casa di Reclusione di Bollate si è svolto “L'Inizio del Viaggio nell'Equitazione Etica”, stage formativo organizzato da Barbara Valentino (tecnico di Equitazione Etica). La Casa di Reclusione di Bollate ospita infatti, da circa 10 anni, una scuderia nella quale vivono cavalli che hanno subito abusi, sono stati sottratti alla criminalità o sono più semplicemente a fine carriera e bisognosi di una casa. Come racconta Claudio Villa, ideatore e fondatore del progetto Asom ( Associazione Salto Oltre il Muro) la scuderia è un luogo di incontro privilegiato per i detenuti che qui hanno la possibilità di avere a che fare con persone esterne. Chi tra di loro partecipa al progetto svolge inoltre un corso da artiere, volto a fornire una competenza nella gestione del cavallo e della sua scuderizzazione (che segue rigorosamente i principi di gestione naturale), tutti elementi importanti per un futuro reinserimento nella società.
Come Claudio stesso ci ha raccontato per i detenuti la relazione con i cavalli è di forte impatto emotivo. Essi vengono in qualche modo riabilitati, tra le altre cose, a quella dimensione di tenerezza alla quale accedono prendendosi cura di questi animali. Il cavallo inoltre sembra essere il soggetto ideale per questa relazione, egli infatti inquadra perfettamente chi sei e qual'è la tua disposizione d'animo, ma non ti giudica, costringendoti tuttavia a metterti in discussione e abbandonare ogni aggressività, creando una relazione nella quale bisogna sempre essere presenti a se stessi e rispettosi dell'altro. Dalla collaborazione tra Claudio e Barbara è nata l'idea di far sì che proprio la scuderia di Bollate ospitasse questo corso, fiduciosi che fosse il luogo ideale per parlare dell'importanza della comunicazione e della relazione, creando una piccola comunità tra cavalli, partecipanti e detenuti che per due giornate si sono confrontati con l'Equitazione Etica. Abbiamo chiesto a Barbara Valentino di spiegarci meglio il cuore di dell'Equitazione Etica e di raccontarci l'esperienza a Bollate: Che cos’è l’Equitazione Etica? Cosa cerca di promuovere? B.: L’Equitazione Etica si differenzia da tutti gli altri metodi e tecniche equestri, perché pone l’attenzione su un modo di approcciare al cavallo anziché sull’applicazione di una disciplina o tecnica. Essa nasce da un connubio di studi di etologia, zooantropologia, scienze cognitive e dall’osservazione diretta di cavalli che vivono in modo naturale. L’obiettivo della Scuola, creata da Andrea Montagnani, è quello di promuovere l’attenzione al benessere del cavallo, riconoscendolo come persona equina, dotata di una mente in grado di ragionare e provare emozioni. Punto saldo e condiviso da tutti i tecnici di Equitazione Etica è l’importanza di garantire al cavallo una vita che gli consenta di soddisfare le proprie necessità di specie, vivendo in branco, scalzo e in grandi spazi aperti, in cui potersi muovere liberamente e creare relazioni sociali con i conspecifici. L’umano che si approccia al cavallo ha la responsabilità di creare un clima di condivisione positiva nell'interazione con lui, ponendosi come scopo quello di fargli vivere esperienze positive e piacevoli. In quest’ottica, il focus, nel momento in cui siamo con il cavallo, non è su “cosa” facciamo, ma sul “come” lo facciamo, e la relazione diventa il punto di partenza per affrontare delle sfide insieme. Quali sono i temi de “L’Inizio del Viaggio nell’Equitazione Etica”? “L’Inizio del Viaggio nell’Equitazione Etica” è un corso di base diretto sia alle persone che desiderano avvicinarsi per la prima volta al cavallo, in modo sensibile e rispettoso, che a chi già pratica equitazione ed è interessato a comprendere meglio tanto come il cavallo comunica, quanto come l'uomo può comunicare con lui. Il corso è teorico-pratico: durante le parti teoriche si parla dei principi di base dell’Equitazione Etica: emozioni, motivazioni di specie, etologia equina, relazione e comunicazione. Nelle parti di attività pratica invece i partecipanti hanno la possibilità di sperimentare l’interazione con un branco di cavalli liberi, imparando ad osservare il modo in cui comunicano e a comprendere i loro legami sociali. Le attività di interazione con il cavallo prevedono parti di relazione da terra (classi di socializzazione, giochi, attività cognitive e altro) e da sella. I cavalli vengono montati rigorosamente senza imboccatura e altri strumenti coercitivi. Nelle attività da terra, quanto in quelle da sella, viene chiesto ai partecipanti di prestare attenzione al prendersi cura del proprio partner equino, cercando di fargli vivere emozioni piacevoli e accompagnandolo con sensibilità nell’affrontare le proprie paure e difficoltà. Tutte le attività vengono svolte in branco. Le persone che hanno partecipato hanno apprezzato il corso? Cosa gli è piaciuto di più? Tutti i partecipanti sono rimasti entusiasti delle esperienze che abbiamo vissuto. Hanno apprezzato moltissimo vivere un approccio nuovo e più consapevole al cavallo. Inoltre si è creato un forte legame tra i partecipanti del corso, questo ha dato loro ulteriore forza e motivazione e ha inoltre consentito di lavorare in un clima sereno, di condivisione e supporto reciproco. Sono state molto benvolute le attività che abbiamo fatto da terra: proporre oggetti nuovi ai cavalli, camminare insieme alla ricerca di qualcosa di interessante, fare le bolle di sapone nel branco… I ragazzi ospiti del carcere hanno in qualche modo partecipato alle attività del corso? Sì, hanno preso parte ascoltando, con attenzione e curiosità, le parti di teoria. Nelle attività pratiche ci hanno supportato aiutandoci nella gestione degli spazi e delle attrezzature, si sentivano in qualche modo padroni di casa ed erano volenterosi di assecondare le nostre esigenze, mostrandoci quello che nei mesi di corso da artiere avevano imparato. Ci sono stati anche diversi momenti comuni, come il pranzo, in cui tutti siamo stati insieme in un clima di serenità e condivisione. |
AutoreBarbara Valentino. AutoreMaddalena Buzelli. |